mercoledì 3 agosto 2011

Cap. I





C’era il cielo luminoso. Raggruppamenti fiammeggianti, dischetti di varia grandezza che seguivano un percorso, disegni scanditi da un ritmo: una specie di specchio in cui sfogliare, far scorrere con gli occhi, spazi di racconto della VICENDA UMANA, popolo di immagini e creature  da ridisegnare attraverso umani altri, gli esseri sul pianeta Terra.


Ciò che passa davanti agli occhi non è mai privo di significato. Migliaia di anni fa, le entità celesti sono state percepite e accettate come rappresentazione del mondo e del FIRMAMENTO INTERIORE. Pare che l’uomo arcaico ad un certo punto abbia attribuito ai corpi celesti un particolare valore simbolico. La vera essenza dell’astrologia, idee e concezioni, è specificata dalla capacità dell’uomo di captare nelle immagini qualcosa di sé,  di creare un ponte tra Terra e Cielo, di considerare se stesso parte del tutto.

La Terra rappresenta la centralità dell’essere, il baricentro dell’IO, il punto di osservazione della Natura e del Simbolo che dentro l’individuo è forza realizzante di un sé totale, COSMO, nonostante l’apparente separatezza delle cose.

Ciò che divide il mondo soprannaturale (volta celeste) da quello fisico, corporeo (terra) è richiamato dal simbolo della pienezza in un continuum circolare (cultura del cerchio) all’interno del quale ogni punto e collegato ad un altro da una sorta di asse che collega il singolo al tutto, e che consente all’uomo di vedere la vita come un viaggio iniziatico in cui ogni parte (o punto di vista) è necessario al grande disegno di vita.



Nessun commento:

Posta un commento