C’era il
cielo luminoso. Raggruppamenti fiammeggianti, dischetti di varia grandezza che
seguivano un percorso, disegni scanditi da un ritmo: una specie di specchio in
cui sfogliare, far scorrere con gli occhi, spazi di racconto della VICENDA
UMANA, popolo di immagini e creature da ridisegnare attraverso umani
altri, gli esseri sul pianeta Terra.
Ciò che
passa davanti agli occhi non è mai privo di significato. Migliaia di anni fa,
le entità celesti sono state percepite e accettate come rappresentazione del
mondo e del FIRMAMENTO INTERIORE. Pare che l’uomo arcaico ad un certo punto
abbia attribuito ai corpi celesti un particolare valore simbolico. La vera
essenza dell’astrologia, idee e concezioni, è specificata dalla capacità
dell’uomo di captare nelle immagini qualcosa di sé, di creare un ponte
tra Terra e Cielo, di considerare se stesso parte del tutto.
La Terra
rappresenta la centralità dell’essere, il baricentro dell’IO, il punto di
osservazione della Natura e del Simbolo che dentro l’individuo è forza
realizzante di un sé totale, COSMO, nonostante l’apparente separatezza delle
cose.
Ciò che divide
il mondo soprannaturale (volta celeste) da quello fisico, corporeo (terra) è
richiamato dal simbolo della pienezza in un continuum circolare (cultura del
cerchio) all’interno del quale ogni punto e collegato ad un altro da una sorta
di asse che collega il singolo al tutto, e che consente all’uomo di vedere la
vita come un viaggio iniziatico in cui ogni parte (o punto di vista) è
necessario al grande disegno di vita.
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